Replica cortese ma piccata da parte dell’Ue e di Ursula von der Leyen alla lettera di Giorgia Meloni sul Rapporto sui diritti in Italia.
C’è chi parla di sconcerto, come Repubblica, ma anche di sorpresa alla lettera che Giorgia Meloni ha mandato a Ursula von der Leyen a seguito della Relazione della Commissione europea sullo stato di diritto dell’Ue e in particolare sulla libertà di informazione sul servizio pubblico radiotelevisivo. Non si è fatta atttendere la risposta europea alle parole della Presidente del Consiglio che aveva parlato apertamente di “utilizzo ricorrente di fake news che sempre più inquina il dibattito in Europa”.
Von der Leyen e Ue: la risposta alla Meloni
Come si apprende da Repubblica ma anche da Il Messaggero e altri media, non si è fatta attendere la replicare di Ursula von der Leyen alla Premier italiana Giorgia Meloni dopo la sua lettera in risposta alla Relazione della Commissione europea sullo stato di diritto dell’Ue e in particolare sulla libertà di informazione sul servizio pubblico radiotelevisivo.
Secondo quanto si apprende, il rapporto Ue in questione sarebbe stato frutto di una “stretta collaborazione” con l’Italia e, di conseguenza, Roma era ben informata riguardo i suoi contenuti. Questa la risposta della von der Leyen e della Commissione Europea alla lettera della Presidente del Consiglio. Un modo cortese ma allo stesso tempo fermo e un po’ piccato.
I dettagli
Da quanto riportato anche da Il Messaggero, nella replica Ue – affidata a un portavoce e a non meglio precisate “fonti europee” – la Commissione ha deciso di far notare che la Relazione da oltre mille pagine (di cui 46 dedicate all’Italia) “è il risultato di molteplici scambi anche a livello politico con i Paesi membri”, e di “una stretta collaborazione con le autorità nazionali”.
In questo senso era impossibile che ci fossero sorprese per i Paesi chiamati in causa. Il Rapporto, stilato a febbraio e pubblicato nei giorni scorsi, è stato redatto seguendo “il consueto iter”. Non solo. Da quanto si apprende, prima che la relazione diventasse definitiva, “alle autorità nazionali è stata data l’opportunità di dare aggiornamenti fattuali”. Di fatto, in caso di pareri contrari l’Italia, così come ogni altro Paese, avrebbe potuto controbattere a quelle argomentazioni.